Per fortuna che c’è il campo, verrebbe da dire, per fortuna che c’è il pallone. Ci voleva una domenica così, speciale nel suo essere sostanzialmente inutile, per rendere giustizia a due veri campioni, fin troppo maltrattati dai loro allenatori e dalle loro società. Pippo Inzaghi e Alex Del Piero lasciano così, come hanno sempre vissuto. Per il gol il primo, per la Juve il secondo. Da signori, da campioni. Serviva il campo per ricordarcelo per sempre, perché il campo non mente mai, a differenza dei presidenti, dei direttori sportivi, dei tecnici.
Ce li spacciavano per bolliti, Pippo e Alex, e qualcuno ci ha pure creduto. Colpa anche di un’anagrafe che, diciamoci la verità, con loro non è più particolarmente generosa. Inzaghi va per i 39 (da compiere ad agosto), Del Piero è un anno più giovane. Eppure bolliti non sono, nemmeno dopo una stagione così, vissuta dietro le quinte.
In modo diverso certo, nella forma e nella sostanza. Perché Del Piero ha giocato 27 partite, Inzaghi solo 7, Alex ha segnato 5 gol, alcuni decisivi e bellissimi, Pippo solo uno, da tre punti. Il capitano della Juve metterà in valigia, prima di andar via, lo scudetto (l’ottavo secondo gli organizzatori, il sesto secondo la questura), il bomber rossonero la rabbia e il rammarico per non aver nemmeno potuto provare a raggiungere e superare Raul come migliore marcatore nelle competizioni europee.
Allegri non l’ha proprio visto, fin dal suo arrivo. L’ha ostracizzato, si è messo tra lui e il Milan, il suo più grande amore, tanto da scegliere di restare a gennaio, quando avrebbe potuto scegliere di andare a giocare e segnare ancora. A Del Piero, con Conte, è andata un po’ meglio. Ha giocato col contagocce, ma ha giocato. Il guaio l’ha fatto Andrea Agnelli, il presidente, con quel comunicato a sorpresa con il quale, con ampio anticipo, ha annunciato la separazione tra la Juventus e il suo capitano.
Uno così avrebbe meritato ben altro trattamento, magari una conferenza stampa congiunta sullo stile di quella con cui Guardiola ha salutato il Barça, un posto da dirigente (che magari arriverà, ma attualmente non risulta sia stato offerto), un busto nello Juventus Stadium. Del Piero è stato di fatto cacciato, e questo non l’avremmo mai voluto vedere.
Così c’è voluto il campo per ridare giustizia a entrambi, celebrati con il gol, specialità della casa. Inzaghi ne ha segnati 288 in carriera, Del Piero 291, 290 dei quali con la maglia della Juventus. Un altra rete, un’altra esultanza davanti ai propri tifosi, prima di andare via. In un giorno speciale, in cui anche Alessandro Nesta, il difensore più elegante che l’Italia abbia mai conosciuto, ha salutato San Siro, con Gattuso, Seedorf e Zambrotta. Una magnifica sinfonia degli addii, in cui però proprio nessuno avrebbe mai voluto abbandonare l’orchestra.