Con quel taglio di capelli potrebbe essere benissimo un marine al corso d’addestramento. Gli manca l’elmetto ed è perfetto per partire in guerra a difendere il suo bunker. A Wesley Sneijder la serie A affida i residui di grandeur lasciati per strada dagli addii negli anni di giocatori come Kakà, Balotelli, Ibrahimovic (che poi è tornato fino a data da destinarsi), Pastore. Non più punto di approdo per i migliori calciatori del mondo, ma trampolino di lancio per giovani talenti scoperti nel nulla e ceduti nel pieno della loro maturità a qualche potentissimo club estero.
L’ultimo della lista è stato Samuel Eto’o, lui sì arrivato in Italia all’apice della sua carriera, ma ripartito appena due stagioni dopo destinazione Russia, per la precisione Dagestan. C’è chi non riesce a spiegarsi come un giocatore con la sua carriera possa lasciare il nostro glorioso campionato per la Russian Premier League. Bene, io non sono tra quelli. Provate a confrontare i risultati internazionali ottenuti dalle squadre italiane negli ultimi anni con quelli delle russe. Se farete la tara delle episodiche Champions League di Milan e Inter scoprirete che la Pianura Padana riesce ad essere più deserta e fredda della steppa. Scoprirete che recentemente la Roma ha preso lezioni di calcio dallo Shakhtar Donetsk, e che il Palermo è appena stato eliminato dai preliminari di Europa League dal Thun. L’ultima Champions League dell’Inter è stata un fallimento pressoché totale, e l’alba della nuova stagione non fa certo ben sperare. Aggiungete a tutto questo i 20 milioni a stagione che Eto’o andrà a prendere in Dagestan, e il fatto che, per quanto possa stupire i più, Makhachkala è una bellissima città sulle rive del Mar Caspio, e capirete bene perché Sammy abbia deciso di andare via.
Il nostro calcio cade a pezzi, minacciato dai soldi e dalle capacità programmative di inglesi, spagnoli, ucraini, e adesso anche russi e francesi. Non possiamo competere con loro sotto il profilo finanziario, non vogliamo farlo sotto quello tecnico. Ci resta Wesley Sneijder, e teniamocelo buono. Perché a dispetto di tutti gli Aguero, i Tevez, i Giuseppe Rossi che hanno riempito le pagine dei quotidiani sportivi italiani per mesi, i nuovi arrivati dall’estero sono delle bellissime scommesse (Bojan, Lamela, Ricky Alvarez, Castaignos), o grandissimi campioni al crepuscolo di una straordinaria carriera (Klose, Cissé). La bilancia del saldo import/export pende pericolosamente sul piatto delle uscite e ci vorrebbe un miracolo o un regalo per riequilibrarla. Magari il ritorno di Kakà, sempre più in rotta con il Real Madrid e con la valigia pronta. Il suo ritorno al Milan si potrebbe fare a costi ridottissimi a ridosso della chiusura del mercato, come avvenne un anno fa per Ibrahimovic. Sperando che anche questa non resti soltanto una suggestione, o un sogno estivo spazzato via dai milioni del Paris Saint Germain.